Il 27 Luglio è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea la Decisione di esecuzione (UE) 2023/1552 del Consiglio Ue, che autorizza l’Italia a prorogare l’applicazione della misura speciale dello split payment dell’IVA con effetti dal 1° luglio 2023.
Sulla base di tale Decisione, il meccanismo continuerà ad applicarsi fino al 30 giugno 2026 e, almeno in una prima fase, nei confronti dei medesimi soggetti interessati dalla misura. A decorrere dal 1° luglio 2025 le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate a favore delle società quotate in borsa incluse nell’indice FTSE MIB non saranno più comprese nel campo di applicazione della misura.
Ma facciamo un passo indietro, cos’è lo split payment?
Lo split payment è una procedura di scissione dei pagamenti dell’Iva all’erario, nel momento dell’acquisto di beni e/o servizi, comprati da parte della pubblica amministrazione (PA). Si tratta di un sistema fiscale applicato esclusivamente ai fornitori della pubblica amministrazione. Il meccanismo dello split payment nella fattura elettronica è stato introdotto dalla legge di stabilità 2015 (Legge 190/2014) per contrastare l’evasione fiscale e in particolare per ridurre l’evasione dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto che risulta essere il tributo più evaso. L’Italia, prima della proroga, poteva continuare ad utilizzare lo split payment solo fino al 30 giugno 2023.
Il processo costituisce un’eccezione al meccanismo classico dell’Iva, in genere addebitata in fattura al cliente e poi versata dal fornitore alle casse dell’Erario. Con il meccanismo della scissione dei pagamenti è invece la pubblica amministrazione a farlo direttamente. La scissione dei pagamenti è applicata esclusivamente ai fornitori della Pubblica amministrazione: imprese e professionisti, tranne quelli esclusi assoggettati a ritenute alla fonte, in base al decreto Dignità 2018. Sono riconosciuti fornitori della PA coloro che ne fanno richiesta a organici pubblici che applicano lo split payment.